Questa mattina all’Ordine seconda giornata di raccolte firme per sottoscrivere le liste per le prossime elezioni ordinistiche.
Come ieri il presidente Giovanni Leoni ci ha offerto qualche bottiglia d’acqua. Alla fine abbiamo fatto una simpatica chiacchierata parlando di democrazia e di Alexis de Tocqueville e il suo De la démocratie en Amérique: Giovanni ha affermato di essere d’accordo con noi circa il valore della democrazia e l’importanza che le Istituzioni vengano governate in modo democratico e non personalistico. Ho chiesto al presidente di ripetere quelle affermazioni per poterlo filmare ma si è rifiutato: in ogni caso ho testimoni!
Quindi nell’insieme due belle ore per le quali ho solo due piccoli rammarichi.
Anzitutto che il presidente ci abbia offerto solo un po’ d’acqua in due ore. Con tutto quello che paghiamo un po’ di aranciata e qualche salatino non lo faceva certo andare in fallimento.
Poi devo dire che mi dispiace un poco che tra le parole del presidente e le sue azioni e comportamenti ci sia un abisso.
Cioè, ci possono essere dittature più o meno pesanti così come democrazie formali e democrazie sostanziali.
La differenza tra la democrazia formale e quella sostanziale non sta nel fatto che ci siano o meno elezioni, ma che a tutti i cittadini sia consentita la partecipazione alla vita politica e la libertà di pensiero e di espressione.
Senza occuparci di filosofia della politica è chiaro che, per quanto ci riguarda, la partecipazione degli iscritti alla vita dell’Ordine dipende dl fatto che gli stessi possano / non possano discutere, confrontarsi, dibattere, ragionare, etc etc.
Per discutere con qualcuno c’è bisogno di sapere nome, cognome, telefono, mail, indirizzo, insomma tutta una serie di dati che cambia a seconda dell’epoca, del paese, etc.
L’Ordine è una istituzione democratica se fornisce ad ogni iscritto l’elenco completo di tutti gli iscritti con indirizzo, telefono, mail.
È evidente che l’elenco pubblicato online dell’Ordine a questo fine è inutile. A parte che non contiene neppure i dati minimi previsti dal DPR 221/1950 (il cognome, il nome, la paternità; il luogo e la data, di nascita; la cittadinanza, ove si tratti di sanitario straniero; il domicilio; la data di iscrizione nell’Albo; il titolo in base al quale ha avuto luogo l’iscrizione con indicazione dell’autorità, del luogo e della data del suo rilascio) ma il DPR 221/1950 è del 1950, 70 (settanta) anni fa. Non accorgersi oggi che per garantire il dibattito democratico in una istituzione servono anche altri dati (cellulare, mail, facebook, youtube, sito web, etc.) vuol dire essere in mala fede e voler mettere i bastoni tra le ruote della democrazia.
Perciò se il presidente credesse a quello che dice sulla democrazia, dovrebbe metterci a disposizione questi elenchi perché si possa avere un buon dibattito tra gli iscritti. Se non ce lo mette a disposizione è perché, evidentemente, la democrazia è solo una parola.