La CAO di Padova ha organizzato un convegno sulla pubblicità sanitaria. Ecco come ne riassume le conclusioni il sito web DentalECM oggi:
Spesso ci troviamo di fronte a pubblicità aggressiva, falsata e fuorviante che attrae i pazienti come puri “consumatori”di prestazioni sanitarie. Questo avviene soprattutto in ambito odontoiatrico,dove “prezzi imbattibili” sono la faccia preoccupante di un mercato dove la qualità della prestazione non è sempre garantita.
La CAO di Padova ha svolto un importante lavoro di riflessione su questo tema e ha proposto un evento al quale ha partecipato anche il presidente della CAO Nazionale, Giuseppe Renzo. In questo incontro si sono delineati alcuni concetti per una corretta divulgazione dell’informazione sanitaria utili a tutelare il paziente, contrastare fenomeni distorsivi,evitare la deriva del sistema alla luce dell’evoluzione normativa e del processo di liberalizzazione della pubblicità di natura sanitaria.
Il Dottor Berto, per la CAO, ha riportato che ogni giorno siamo spettatori di un “far west” sulla pubblicità sanitaria, pur essendo chiara la normativa che prevede una pubblicità non comparativa e non tendente al mero accaparramento della clientela, ma una pubblicità che deve piuttosto essere nei contenuti e nella forma guidata dai principi di correttezza informativa e dal decoro professionale. Oggigiorno ascoltiamo“grida” che offrono sconti o promozioni: oltre a svilire la professione non vanno a fornire una corretta informazione al cittadino. Assistiamo all’offerta di visite gratuite come esca, quando noi tutti dovremmo esser consci che la visita è il momento più importante della professione medica, che raccoglie in sé la massima espressione del nostro sapere professionale. A volte viene usato anche il patrocinio a favore di aziende a scopi promozionali, anche questo in assoluto contrasto con il Codice Deontologico.
Per quanto riguarda l’informazione, deve sempre far fede il principio del decoro professionale. Ecco che l’Ordine dei Medici e Odontoiatri deve quindi farsi garante come, da suo mandato, della tutela della salute del cittadino e questo non può trascendere dalla tutela del decoro della professione.
Concetti assolutamente ovvi e condivisibili, non c’è dubbio.
Ma noi, libero professionisti, noi gente della strada, persone comuni che passeggiano per le strade, leggono i giornali, guardano la TV e navigano su internet, e in ciascuna di queste attività ci imbattiamo in pubblicità in contrasto con tali onorevoli auspici, che ne pensiamo?
Io personalmente ne penso questo: che se ci sono delle regole le dobbiamo (e le devono) rispettare tutti. Se non tutti le rispettano si pone un problema.
Ora, senza fare tanti voli pindarici, diciamocelo chiaro: se non tutti le rispettano è perchè chi dovrebbe far rispettare tali regole non è in grado di farlo. Lasciamo per il momento aperta la domanda su perchè non sia in grado, se sia mancanza di strumenti, pigrizia, conflitti di giurisdizione o tanto altro.
Sta di fatto che alcuni hanno fatto, fanno e faranno pubblicità in contrasto con i bei principi proclamati senza alcun ostacolo. Altri invece non la fanno, ma non la fanno per una sola ragione: sono troppo preoccupati di rispettare le regole per fare un solo passo fuori dal seminato.
Così va a finire che la legge punisce quelli che la rispettano e premia coloro che hanno tanto pelo sullo stomaco.
Quindi? A questo punto una politica associazionistica seria, una linea sindacale sensata, cosa dovrebbe chiedere.
A mio parere solo una cosa: che se non si riesce a far rispettare le regole anche a coloro che le trasgrediscano, che le si aboliscano e stop. Perchè devono rimetterci solo gli onesti?