Capita di leggere consigli su come scegliere il dentista. Stupisce la banalità con cui molti, compreso Altroconsumo, affrontano il problema.
Noi abbiamo dedicato molto tempo a questo argomento, perciò coglieremmo l’occasione dell’articolo pubblicato sulla home page de Il Dentista Giusto (http://www.ildentistagiusto.it/) per qualche riflessione.
La home page linkata elenca quattro elementi per distinguere un buon dentista:
- è iscritto all’Ordine
- fa una anamnesi preliminare
- usa i Dispositivi di Protezione Individuali (DPI: mascherine, guanti, etc)
- imbusta e sterilizza gli strumenti
Ora, è evidente che si tratta di fattori preliminari che in ogni caso hanno ben poco a che fare con la “bravura” o qualità delle cure.
Altri elementi sicuramente più importanti:
- Il dentista segue ed esegue direttamente tutti gli interventi sul paziente, dall’anamnesi alla prescrizione farmaceutica, dalla protesi all’igiene. Sappiamo bene che oggi c’è una rilevante tendenza alla superspecializzazione, ma dobbiamo avere il coraggio di dire che la parcellizzazione della terapia va a vantaggio del professionista, non del paziente. È chiaro che per un dentista è più facile mantenersi aggiornato e competente su di un solo settore che non su tutta l’odontoiatria, ma questo riguarda appunto l’operatore. Per il paziente la cosa migliore è trovare un unico medico che lo prende in cura ed esegue tutte le prestazioni. Dove eventualmente non arriva può inviare a studi esterni superspecializzati. Ma la costituzione di flussi di lavoro normalmente di équipe fa perdere di vista l’insieme della persona ed aumenta i rischi e gli errori.
- il voto di laurea. Pare banale dirlo ma è più probabile che chi ha lavorato bene in passato continui a farlo, piuttosto del contrario. Nel caso poi degli ambulatori con più professionisti bisogna tenere presente che il voto di laurea non corrisponde al voto del titolare dello studio o alla media dei voti dei vari collaboratori. Quando ci sono più professionisti il voto di riferimento è quello più basso. Intendiamoci: in uno studio ci sono tre professionisti, uno fa endodonzia, uno protesi e uno igiene. I primi due sono bravissimi, il terzo uno scalzacani. È evidente che il risultato finale dipenderà dal terzo.
- continuità. Anche questo fattore è difficile da garantire in presenza di più figure professionali. Ad esempio in uno studio l’igiene viene curata da una igienista: quando questa lascia lo studio, il paziente va a farsi l’igiene nel nuovo studio e continua per le altre cure nel vecchio? D’altra parte in Italia nel 2013 ci sono stati più divorzi che matrimoni e sarebbe ben strano che gli unici rapporti a durare fossero quelli all’interno degli ambulatori dentistici!
- uso della diga di gomma per l’isolamento del campo operatorio. Questa procedura è una delle poche sulle quali non esiste alcun dubbio. Un dentista che non la usa ogni volta che può farlo, non è un dentista. Punto.
- L’impressione è che chi parla di qualità in odontoiatria pensi solo ai soldi. La salute del paziente richiede invece che vengano controllati i risultati. Ad esempio: percentuale di denti devitalizzati che vengono estratti in seguito alla devitalizzazione. Complicanze dopo l’estrazione dei denti del giudizio. Percentuale di impianti falliti. Indice di salute parodontale nei pazienti in cura. E via elencando.
- Tuttavia ci sono anche indicatori sintetici della qualità del lavoro di un dentista. Ad esempio il numero di denti estratti in relazione all’età dei pazienti in cura. O, ancora meglio, la spesa media per paziente per anno sempre in relazione all’età.
Si tratta di suggerimenti. L’importante è far capire che la banalizzazione nella valutazione della qualità delle cure non è mai nell’interesse del paziente.
A mio avviso l’elemento più importante è il tempo, la stessa otturazione fatta in 1 ora o in 1/2 ora non è fatta alla stessa maniera, dobbiamo spiegare ai pazienti che è inutile andare a fare un’ablazione a 35 euro se dopo 1/4 d’ora sono fuori.
si d’accordo interessante ma ………………..in quale centro vado?
caro Architetto
il dentista va scelto con lo stesso criterio con cui si sceglie un architetto: la struttura conta poco, l’immagine conta poco, le chiacchiere contano poco. Il modo migliore, forse, è basarsi sulle esperienza pregresse, le proprie o di altri. Per il dentista è più facile, perchè la maggior parte della gente va dal dentista più spesso che dall’architetto. In ogni caso non c’è elenco che tenga. Se anche noi facessimo un elenco, come l’ANDI, l’AIO o altri, faremmo il solito buco nell’acqua: i primi ad iscriversi sarebbero quelli con la coda di paglia più lunga.
Certo, in ogni caso: sarà un dentista a curarla, per cui il centro non conta. Scelga un dentista e se si trova bene lo segua anche se cambia centro.