È nozione comune che la parodontite sia statisticamente associata con alcune malattie sistemiche, quali le malattie cardiache e tromboemboliche (Laky et al. 2018), l’artrite reumayoide (Ziebolz et al , 2018), il diabete tipo II (Adriankaja et al.2018), l’Alzheimer (Ilievski et al 2018) e il basso peso dei bambini alla nascita.
Sul meccanismo che sta alla base di questa relazione si lavora da anni. Un lavoro interessante è la ricerca pubblicata sul Journal of Clinical Periodontology 2018; 45: 693-700 da Yvonne Jockel-Schneider e altri, nel quale però emerge un particolare finora sottovalutato.
Sapevamo infatti sia che nelle placche ateromatose a volte si trovano batteri presenti nelle tasche parodontali, sia che alcuni di questi avviano la cascata coagulativa e l’aggregazione piastrina.
La dottoressa Jockel-Schneider ha dimostrato che alcuni ceppi di Porphyromonas Ginigivalis, comunemente presenti nelle tasche parodontali, aumentano l’aggregazione piastrinica. Ma il punto interessante è che questa aggregazione non viene bloccata neppure dall’acido acetil salicilico (Aspirina) usato comunemente come antiaggregante nei pazienti a rischio.
Da questi dati si possono trarre le seguenti implicazioni:
- pazienti cardiopatici o ipertesi o comunque a rischio tromboembolico devono essere controllati anche dal punto di vista parodontale;
- la somministrazione di un auntiaggregante può essere inefficace senza il controllo della parodontite