Norme per la prevenzione del contagio

Gli studi dentistici non sono a rischio di contagio per le malattie respiratorie. Quindi neppure per il covid-19 il quale non è altro che il quinto coronavirus endemico (da quest’anno) nella nostra specie.

Non lo sono o perlomeno non dovrebbero esserlo.

Tuttavia la notizia che alcuni studi hanno chiuso e rifiutano di effettuare urgenze o effettuano un triage telefonico invitando i pazienti con sintomi suggestivi di infezione covid-19 a non presentarsi, ci fa venire qualche dubbio.

Comunque sia, è legittimo che il paziente si chieda: ma se questi operatori sanitari adesso scoprono che le loro procedure non sono sicure per prevenire le infezioni crociate, io fino ad oggi da chi mi sono curato? Da untori di professione?

Di fatto sembra che il covid-19 potrà o potrebbe avere sugli studi dentistici un effetto simile a quello che ebbe l’AIDS a suo tempo: nessun paziente ha mai preso l’AIDS dal dentista, ma sono crollate le infezioni da Epatite B. Perchè? Perchè la categoria ormai era assuefatta al rischio di epatite ed ha avuto bisogno di una scossa per implementare quelle precauzioni che già conosceva.

Infatti se andiamo a vedere le linee guida internazionali, esse suggeriscono comportamenti che dovrebbero essere di routine per ogni studio:

  • guanti monouso
  • mascherina (nonostante le differenze costruttive e di test di laboratorio, al momento non ci sono studi che dimostrino una differente efficacia clinica tra le normali mascherine chirurgiche e le mascherine fpII e fpIII)
  • uso obbligatorio della diga di gomma
  • far effettuare al paziente uno sciacquo (20”? 60”? qui le indicazioni divergono) con colluttorio antisettico (la clorexidina è il più citato)
  • usare sempre l’aspirazione ad alta velocità

Come si vede indicazioni molto semplici che ogni dentista degno di questo nome dovrebbe fare già.

Io aggiungerei anche le seguenti, anche se non sono presenti nella letteratura:

  • garantire un adeguato ricambio d’aria, evitando i sistemi a ricircolo. L’aria deve essere aspirata dagli ambulatori e dalla sala d’attesa ed espulsa, aumentano le spese di riscaldamento e raffrescamento ma bisogna rassegnarsi;
  • abolire le maniglie tra gli ambulatori o perlomeno prevedere percorsi per gli operatori privi di porte o con porte a spinta;
  • abolire gli interruttori della luce nelle aree cliniche (perlomeno a meno di 3 metri dalla testa del paziente);
  • i ripiani nel raggio di 3 metri dalla testa del paziente devono essere sgombri tra un paziente e l’altro. No computer, no carta per appunti, no attrezzi, strumenti, aggeggi di alcun tipo;
  • sempre nel raggio di 3 metri preferire mobili a rotelle a quelli fissi;

Va bene. Niente di stratosferico. Ci si sente un po’ imbecilli a ripetere queste cose.

Ma a sentire il comportamento e le opinioni di molti colleghi, forse no. Forse non sono così banali.

Il punto principale infatti è che il consiglio di chiudere gli studi e limitare l’attività clinica non è fondato sul rischio che i pazienti corrono nei nostri studi. Non dovrebbe. Come ha chiarito la CAO Nazionale, http://www.odontoiatria33.it/approfondimenti/19103/decreto-di-sospensione-delle-attivita-le-indicazioni-di-andi-e-cao-per-gli-studi.html il razionale è quello di ridurre al massimo il numero di cittadini in circolazione. Io personalmente non sono d’accordo con la scelta fatta dal nostro governo Conte (vedi qui) ma le norme ci sono e vanno rispettate. Il paziente non corre alcun rischio (non dovrebbe se noi siamo laureati. SE …) nei nostri studi, ma chi ci dice che per strada non decida di fermarsi da qualche parte (dove? al bar? chiuso! (se trovo il demente che ha detto che bar e pasticcerie non sono servizi di prima necessità, lo picchio!) da parenti? al supermercato?) ? Comunque sia, non diamogli la scusa per uscire, non avrà neppure la tentazione. La ratio del triage telefonico e di limitare l’attività alle urgenze è per i rischi in itinere.

Viceversa il dentista che rifiuta una terapia urgente ad un paziente covid+ commette un grave illecito deontologico, dimostra scarsa preparazione scientifica e difetta di logica.

GRAVE ILLECITO DEONTOLOGICO: Il medico, indipendentemente dalla sua abituale attività, non può mai rifiutarsi di prestare soccorso o cure d’urgenza e deve prontamente attivarsi per assicurare assistenza. Art.8 Codice Deontologico

SCARSA PREPARAZIONE SCIENTIFICA: il covid-19 è un virus del ceppo dei coronavirus, che conosciamo da decenni. In sè non ha nulla di diverso dagli altri quattro. Quello che lo rende pericoloso al momento è solo l’assenza di immunizzazione nella popolazione e la scarsità di posti letto in terapia intensiva. Fattori entrambi che nulla hanno a che fare con l’attività odontoiatrica.

DIFETTO DI LOGICA: un paziente può essere infettivo anche prima di essere sintomatico. Potrebbe anche non diventare mai sintomatico. Qualunque paziente va trattato come se fosse covid+, da oggi per l’eternità. Il dentista che ritiene di non essere in grado, cambi mestiere.

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