Punto 2: dove i pagamenti elettronici costano di più? Nei paesi nei quali sono più utilizzati: in Norvegia dove il 56% delle transazioni si fa con carta le commissioni sono all’1.5%. Cioè? lo vogliamo ripetere? Dove si fanno più transazioni con carta, le commissioni sono più alte. Se questo non ci fa risuonare qualcosa nell’orecchio, c’è un problema. Non nell’orecchio probabilmente ma in ciò che dovrebbe stare tra un orecchio e l’altro.
Punto 3: va bene, cosa volete che sia, un costo attorno all’1%? All’1% di cosa? mi permetta, Il punto, mia cara Gabanelli, è che l’unica percentuale che interessi a qualunque lavoratore è il netto che gli rimane in tasca. Che io fatturi mille, diecimila o centomila, a me interessa se al netto di spese e tasse a me resta in mano mille, diecimila o centomila. Se a fine mese io posso spendere per il mio diletto questa o quella cifra. Ora: se io ho un margine netto (spendibile dopo ogni spesa e tassa) del 10%, è chiaro che l’1% sul lordo corrisponde ad una ulteriore tassa del 10% sul netto. Quindi se prima del bancomat l’esercente aveva una tassazione del 50%, dopo avrà una tassazione del 60%.
Punto 4: va bene, cosa vuoi che sia, aumenta dell’1% i tuoi prezzi, chi se ne accorge se il caffè passa da 1 euro a 1 euro e 1 centesimo … Si, così lo stesso ragionamento fatto prima lo trasferiamo sulla società nel suo complesso. Se il cittadino medio ha in tasca, a fine mese, il 10% di quello che ha prodotto, con l’aumento generalizzato dell’1% dei prezzi si trova ad affrontare un aumento del 10% delle spese …
Punto 5: qualunque sia la spesa connessa con il POS, non è e non può essere 0. Ma ha una caratteristica particolare: che dovrebbe essere spalmata su tutti i clienti. Quindi anche coloro che pagano in contanti pagano le spese dovute ai pagamenti elettronici. Ecco perchè quanto più si usano, tanto più costano. Paradosso, ma mica tanto.