La crisi si fa sentire anche nel mondo medico e odontoiatrico e l’ENPAM ne prende atto: da quest’anno i medici che prevedono una riduzione pari o maggiore del 30% del reddito libero-professionale 2012, e tutti i medici a partire dal prossimo anno, possono chiedere la rateizzazione dei contributi dovuti per la quota B.
A questo link è possibile scaricare il modulo da inviare entro il 15 Novembre via fax all’ENPAM. L’ente provvederà ad inviare tre bollettini con scadenza 31 dicembre 2013, 28 Febbraio 2014 e 30 Aprile 2014. Probabilmente nelle spiegazioni dell’ente previdenziale c’è un refuso, in quanto sembra che per usufruire della detrazione sia necessario scegliere la domiciliazione bancaria per il pagamento dei contributi: se si sceglie la domiciliazione, i bollettini sono superflui, credo.
Ad ogni modo è una opportunità interessante per dilazionare il pagamento dei contributi pensionistici sui redditi libero professionali pagando un tasso di interesse legale dello 0.2% oltre alle spese di incasso.
Credo però che l’ente nel prendere atto delle difficoltà economiche degli iscritti, dovrebbe anche promuovere una revisione ad ampio raggio della politica pensionistica nel nostro paese. Mi spiego: uno dei pilastri della previdenza è data dall’obiettivo di garantire al contribuente una pensione proporzionale al reddito goduto durante la vita lavorativa. Cioè, se Caio guadagna x al mese, i meccanismi contributivi punterebbero a garantirgli una pensione pari o simile ad x.
A me pare strano, onestamente, che nessuno metta in discussione questo dogma. Perchè se da un lato capisco che lo stato si preoccupi di obbligare i cittadini a provvedere alla propria pensione, per non trovarsi falangi di anziani sprovvisti del reddito minimo ai quali si troverebbe costretto a provvedere per un minimo senso di umanità, epperò, dall’altro, non capisco per quale ragione nel momento in cui Caio versa contributi sufficienti a garantirgli una minima pensione sociale, lo stato si debba preoccupare del fatto che la sua pensione sarà così esigua che non gli garantirà il mantenimento dello stile di vita a cui era abituato. Ritengo cioè che l’ulteriore interferenza dello stato non sia più giustificata: se Caio non ha alcuna propensione a godere in futuro di una pensione paragonabile al suo reddito al presente, se ritiene di scialacquare il surplus o investirlo altrimenti, credo che siano scelte di Caio sulle quali nessuno stato laico, non confessionale e non moralista può permettersi di sindacare.
Speriamo che qualcuno ci pensi. Per una scelta di libertà, non per altro. Chi vuole versare versi. Gli altri godano. L’eterna alternativa tra cicale e formiche, cioè, con il diritto per chiunque di scegliere con la propria testa da che parte stare.
Concordo pienamente con te caro Cosimo, penso che dovremo fare un’azione collettiva in questo senso anche se sono certo che nessun ente previdenziale voglia rinunciare ad alcuna parte dei propri introiti…
Stefano
Grazie .
Una bella notizia la rateazione.