Magnifica serata venerdì scorso 31 Gennaio all’Ordine di Venezia sulle Autorizzazioni Sanitarie: moderata dal dott.Pietro Oscar Carli, con l’esposizione della situazione Toscana da parte del dott.Renato Mele, della situazione Veneta da parte dell’avv.Alessandro Pizzato e il case report del dott.Emilio Archetti. Spero nei prossimi giorni di postare gli interventi del dott.Mele e dell’avv.Pizzato.
Per il momento mi limito ad un breve riferimento all’intervento del dott.Archetti. Il dott.Emilio Archetti, di Brescia, è uno dei due case report della resistenza alla violenza istituzionale nei confronti degli odontoiatri sulla questione dell’autorizzazione dello studio. L’altro è il dott.Bacalini, di cui abbiamo riferito qui.
Il dott.Archetti dopo un lungo contenzioso con l’ASL, il comune e la regione, dopo aver subito la chiusura dello studio, dopo che il tribunale gli ha dato ragione e ha revocato detta chiusura, è giunto alla richiesta danni alle istituzioni che hanno danneggiato la sua attività per una errata interpretazione delle leggi.
L’aspetto a mio parere più ineteressante dell’intervento del dott.Archetti è scaturito come risposta alla domanda del dott.Carli su verso chi fosse rivolta la richiesta di risarcimento. A parte i destinatari scontati di tale richiesta, cioè le istituzioni responsabili delle leggi e delle procedure amministrative, cioè comune, asl e regione, è stato sorprendente scoprire che il dott.Archetti si è rivolto anche all’Ordine dei Medici.
Il ragionamento del dott.Archetti è stato infatti che l’Ordine in quanto rappresentante degli iscritti è venuto meno al suo compito istituzionale di tutela della libertà dell’esercizio professionale.
Certo, non ogni richiesta dovrà andare in porto per il solo fatto di essere stata formulata, quindi stiamo a vedere: il prossimo 5 Febbraio dovranno essere fissati i termini per la pronuncia del giudice.
Ma a prescindere da ogni esito, l’esperienza del dott.Archetti dovrebbe essere un monito a tutti i professionisti che vengono vessati dalla pubblica amministrazione con pretese assurde. Monito che dovrebbe insegnarci a:
- raccogliere tutta la documentazione dei danni patiti, sia come mancato guadagno, sia come spese per adeguamenti non dovuti;
- sincerarsi che tutti gli enti siano consapevoli di ciò che rischiano;
- sincerarsi che il proprio Ordine sia informato dell’ingiusto danno patito e documentare l’inerzia dello stesso;
- identificare esattamente i soggetti responsabili del danno che si patisce, sia come istituzioni che come persone.
Senza paura. Perchè alla fine l’importante è essere convinti delle proprie ragioni e saper combattere
Grazie Emilio!
Veramente una bella serata, come raramente accade, vivace ben articolata ed istruttiva. Si sono intercalati un esperto in materia, un legale ed un collega che ha portato la sua esperienza in merito; fatti e dati, non impressioni. Di questo abbiamo bisogno, speriamo che a livello ordinistico e sindacale sia stato recepito il messaggio. E un grazie a chi ha promosso l’evento!
A parte che all’Ordine di Brescia non risulta alcuna denuncia proposta dal dott. Archetti, e che la causa vinta con l’ASL è limitatamente alla depenalizzazione del reato di mancata autorizzazione all’apertura studi dentistici e non alla sanzione amministrativa che c’era e resta a suo carico, andrebbero conosciuti i problemi e le priorità. La Conferenza Stato Regioni ha dato autonomia gestionali in termini di richieste e prerogative in tema di sanità ed apertura strutture dedicate. La regione Lombardia ha deliberato una serie di requisiti che maturano in una DIA la possibilità di aprire una struttura sanitaria, nella fattispcie del dott. Archetti una AOM (ambuatorio odontoiatrico monoprofessionale). Non ritengo si tratti di vessazione degli enti pubblici il richiedere che tutti rispettino le regole. Qualcuno, che ritenendosi sopra le leggi opera come meglio crede in regime di anarchia, non si lamenti se poi viene pizzicato e ne paga le conseguenze. L’unico studio chiuso in Brescia e provicia, a parte i reati di abuso della professione/ex art cpp 348), è stato il suo. Unico vessato o unico anarchico? Poi sulla sostenibilità di regole così complesse per uno studio dentistico, se ne può parlare, ma regole uguali per tutti sono sempre nel giusto.
Dott Luigi Veronesi
Egregio dott.Veronesi, a parte i particolari sui quali eventualmente potrà disquisire con il dott.Archetti, a parte l’acidità nei confronti del dott.Archetti che trapela dal suo intervento, acidità sospetta quando si dialoga tra colleghi, l’aspetto sostanziale è che a lei sfugge del tutto la dinamica professione – istituzione. Sembra di capire che i professionisti debbano inchinarsi timorosi e riverenti a qualsivoglia decisione o legge o regolamento e che ci sia un premio per colui il quale più rapidamente si prostra.
A parte, per restare in tema, che questa sudditanza oggi non si chiede neppure più al comune cittadino (infatti il cittadino dovrebbe indignarsi ad essere trattato da suddito) per il professionista è impossibile in assoluto: il professionista per definizione è depositario del sapere della propria professione, perciò risulta davvero difficile comprendere chi se non il professionista stesso possa normare l’esercizio della professione che egli esercita.
Da questa pura e incontestabile necessità deriva l’espressione “autodeterminazione delle professioni”. Dal suo intervento emerge l’incomprensione di questo semplice ragionamento e di conseguenza la licenza a qualsivoglia istituzione di imporci balzelli necessariamente inconcludenti!
Caro Cosimo
non deve stupire l’acidita’ insita negli interventi dell’amico Veronesi( presidente CAO BS e Lombardia). Egli é così! Innanzitutto mai ho detto di avere denunciato l’Ordine di Brescia, anche se a giorni verrà notificata la causa civile di risarcimento danni in solidarietà con altri soggetti.In relazione al processo penale da me subito, non ho fatto alcuna causa all’ASL e “limitatamente alla depenalizzazione del reato di mancata autorizzazione….e non alla sanzione amministrativa che c’era e resta a suo carico”: L’ignoranza della materia é abissale e spiego perchè.
1) I procedimenti penali si radicano in aula di Tribunale, in sede penale, e sono sostenuti dalla Pubblica accusa. Allo stato non risulta che i funzionari ASL possano rivestire il compito di pubblica accusa, invece riservato ai PM.
2)I PM non hanno la potestà di “depenalizzare” un reato, compito che spetta solo al Legislatore. Essi hanno il compito di valutare se sussista o meno in relazione al fatto.
3)La sanzione amministrativa comminata dall’ASL … c’era una volta, ma non c’é più…; é stata revocata dalla stessa ASL in via di autotutela.
Non so dire se sia ignoranza della materia o mala fede.
Consiglierei quindi all’amico Gigi, alla luce della cospicua giurisprudenza resa,e all’evidenza non compresa, di farsi spiegare meglio la materia dagli esperti.
dott.Emilio Archetti