Scontro medici-avvocati

Parole profetiche quelle di qualche giorno fa!

L’Associazione Medici Accusati di Malpratica Ingiustamente (AMAMI) ha diffuso un video  su Youtube, che ha raccolto decine di migliaia di visualizzazioni in pochi giorni, in risposta alle numerose pubblicità su carta stampata, su internet e su TV che invitano il cittadino a denunciare il proprio medico.

In realtà AMAMI è nata da diversi anni, per cui collegare la sua azione a fatti recenti è piuttosto riduttivo. La medicina difensiva non è un fenomeno dell’ultima settimana.

Ma al di là delle semplificazioni giornalistiche, sta di fatto che i media si sono buttati a pesce sulla notizia della reazione degli avvocati e in particolare del Consiglio Nazionale Forense che ha diramato una pubblica diffida e ha minacciato azioni legali.

Il fatto è che AMAMI sperava di poter dire la sua senza far nomi, in quanto in tutto lo spot non si associa mai alcuna categoria professionale all’avvoltoio ripreso. Ma il difetto reale del video, probabilmente, non è quello di non essere abbastanza ermetico, allusivo, ma al contrario di non essere abbastanza esplicito. Perchè il problema non sono gli avvocati (arrabbiati per aver udito qualche allusione al proprio operato). Chi può negare al folto esercito dei laureati in giurisprudenza nelle nostre università di cercare un qualche modo di sbarcare il lunario? Non sta a loro rifiutare a priori un determinato incarico. Poi, certo, ci possono essere e sicuramente ci saranno deontologie diverse, ci saranno avvocati che portano i loro clienti in tribunale anche se sono certi di perdere, ma questo è un altro problema. Perchè il problema del contenzioso in sanità non nasce dal fatto che anche tra gli avvocati ci possono essere esempi di malpratica.

Il problema del contenzioso in medicina nasce dal fatto che, chi entra in tribunale, non sa mai come ne esce. Il problema sta nel fatto che il nostro sistema giudiziario è tutt’altro che sicuro, affidabile, celere, condivisibile.

Perciò il torto dello spot AMAMI (e delle altre 25, più o meno, tra associazioni culturali e sindacati che compaiono in chiusura) è quello di non rivolgersi direttamente ai propri interlocutori. Se avessero chiamato in causa i tribunali e avessero detto chiaramente che il nostro sistema giuridico premia chi ha pelo sullo stomaco e porta avanti anche cause perse perchè “non si sa mai come la pensa il giudice”, probabilmente gli avvocati non si sarebbero risentiti.

Adesso che la frittata è fatta, dovranno correre ai ripari. Sperando che riescano a raccogliere tutti i cocci senza farsi(ci) male.

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