La sezione romana di Associazione Italiana Odontoiatri ha presentato alla Regione un’ipotesi di delibera per superare l’attuale complesso iter autorizzativo degli studi dentistici nel Lazio. Il documento – proposto al Tavolo del Dentale in Regione- contiene “linee guida propedeutiche al rilascio dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività sanitaria” che individuano criteri per stabilire la differenza tra ambulatori odontoiatrici –da autorizzare- e studi per i quali basta inviare una comunicazione d’inizio attività via PEC alla Asl, che informerà il sindaco come previsto dalla legge e la Regione.
«Oggi gli studi odontoiatrici in Lazio soggiacciono a una procedura autorizzativa complessa, onerosa e spesso foriera di contenziosi con la pubblica amministrazione, derivata dalla Riforma Bindi del 2000 e da leggi seguenti che portarono ad annoverare l’odontoiatria tra le pratiche invasive da autorizzare obbligatoriamente», spiega il presidente AIO Roma Giovanni Migliano. «Peraltro, mentre per i medici il dpr 272/2000 a suo tempo elencò le prestazioni per le quali va richiesta autorizzazione, ciò non è mai accaduto in odontoiatria. Con le nostre Linee guida le cose cambiano. Come la delibera 368/2013 laziale ha offerto una soluzione agli studi medici, la delibera proposta da AIO per gli odontoiatri individua la differenza tra ambulatorio e studio secondo le moderne logiche giurisprudenziali e indica gli studi da sottoporre ad autorizzazione all’esercizio e gli altri».
Secondo i percorsi AIO Roma, condivisi con AIO nazionale, non hanno bisogno d’autorizzazione gli studi in cui si fanno interventi di conservativa, endodonzia, igiene e profilassi, chirurgia orale ed implantologia in pazienti sopra i 5 anni, protesi, trattamenti di estetica odontoiatrica, anestesia locale, sedazione cosciente. Vanno invece autorizzati gli studi in cui l’attività sanitaria è organizzata in forma d’impresa o le catene in franchising, o quelli dove si svolgono in contemporanea più attività specialistiche, o prestazioni invasive che comportano anestesia parziale o totale o aggreghino più competenze specialistiche. NON necessita autorizzazione chi usa apparecchi radiologici occasionalmente. Un dentista che svolga attività non particolarmente complessa dovrà solo inviare all’Asl una comunicazione d’inizio attività via PEC in cui specifica che per aprire uno studio al dentista basta attestare abilitazione e iscrizione all’Ordine, planimetria e contratto d’uso dei locali, piano di sicurezza dello studio, contratto lo smaltimento dei rifiuti. «La proposta non ha costi per la Regione, ma anzi semplificherebbe e velocizzerebbe di molto le attuali procedure. Negli studi, che sono la norma nella nostra attività, presterebbero senza problemi attività consulenti e collaboratori e non ci sarebbe mai bisogno di nominare un direttore sanitario», afferma il segretario AIO Roma Stefano Colasanto, che vede pochi ostacoli nel tradurre in pratica l’ipotesi di delibera. «E’ facilmente ottenibile, se tutte le anime del dentale saranno unite nel chiederla e se la Regione si vorrà e ci vorrà semplificare la vita come previsto dalla legge e dalle sentenze dei giudici che hanno già dato ragione a molti colleghi (e come del resto ha previsto per i medici). Chi nella professione non appoggerà questa posizione dovrà spiegarne il motivo ai colleghi».