Qualche giorno fa il British Dental Journal ha pubblicato la seconda parte di un articolo sul piano B dei dentisti. La prima parte si può leggere qui, la seconda parte, pubblicata l’8 Agosto, si focalizza sulle donne dentista e si può leggere qui.
La prospettiva interessante è che il piano B, l’opzione alternativa nel caso che non si dovesse per qualunque ragione rimanere nel settore, è una possibilità da tenere presente e di cui discutere.
In Italia al contrario essa è tabu. La preoccupazione di sindacati e associazioni varie è come far sopravvivere in qualche modo chi si è laureato e vorrebbe esercitare.
Evidentemente abbiamo a che fare con un impegno improbo, perchè da un lato assistiamo ad una diminuzione della patologia, dall’altra al miglioramento dell’efficenza e dell’efficacia terapeutica, poi la diminuzione delle risorse economiche e l’apertura del mercato europeo e mondiale.
Purtroppo la diminuzione del fatturato medio per ogni singolo dentista è una prospettiva difficile da invertire, ma questa diminuzione può essere affrontata in modo positivo o meno.
In questi giorni ha fatto notizia il suicidio di Robin Williams che ci ha obbligati a focalizzare il problema della depressione: i medici e i dentisti in particolare sono tra le categorie più a rischio. Non è escluso che la mancanza di un piano B influisca su questo rischio.
In questo contesto sono preziosi i consigli dell’OMS sulla depressione: le nostre associazioni dovrebbero riservare nei propri programmi uno spazio per questo argomento. Sempre.